Sono dieci minuti che sono di fronte a questo schermo, cercando il modo meno banale, un modo brillante e divertente, profondo, intelligente, graffiante, irriverente, sprezzante… insomma, il modo giusto di iniziare questo cazzo di blog.
E’ sempre difficile (almeno per me) rompere il ghiaccio, irrompere nelle vite altrui con la mia personale esistenza per fare finta che all’uno interessi dell’altro. Di solito evito l’imbarazzante passo di emancipazione dalla solitaria esistenza che può essere conoscere l’altrui persone, evito gli sguardi, mi faccio i cazzi miei e tiro avanti.
Scrivo, in questo momento, non qualcosa di fondamentale per l’esistenza su questo pianeta (e quando mai), né tantomeno qualcosa di indispensabile alla mia personcina a modo.
Scrivo tanto per scrivere, per riaffilarmi le unghie sul tronco della letteratura, che tanto di bestie ne ha già viste tante, uno più uno meno…
In un momento come questo, dove tutti noi siamo chiamati ad assistere allo sfacelo della società civile, alla imbarazzante lotta tra nani e ballerine, al godzilla della tirannia che distrugge la repubblica di tokyo, vi chiedo un piccolo sforzo di comprensione.
Che le mie parole siano leggibili, che il sottotesto vi sia chiaro, che il pensiero primigenio delle mie intenzioni vi colpisca e vi faccia stramazzare al suolo, bastardi.
Detto questo, torno a contarmi i peli del naso, augurandomi ovviamente che tutti voi, se di voi si può parlare, stiate meglio di me, in quello che oggi chiamerò il giorno dei giorni.
Prego, fatevi pure avanti che c’è posto.
P.S. Varo questo blog con questo post.
Che sia ricordato dai posteri come il blog nel quale tutti hanno voce in capitolo.
Tutti tranne quelli che non sono me.
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